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Alessandro Vona, Stefania Sicola, Aurora Silleni, Paolo Primerano, Matteo Trolese, Laura Calabrò, Alessandro Frontoni, Alex Scarani, Alessandra Pensa, Fabrizio Di Fiore e Anush Kazarian - Dipartimento di Scienze
Le eruzioni vulcaniche sono di sicuro uno dei più affascinanti fenomeni osservabili in natura. La loro varietà in termini di energia, modalità eruttive e prodotti ci fa capire quanto sia dinamico il pianeta Terra.
Da sempre i vulcani hanno interagito con la vita dell’uomo, sia a piccola che a grande scala. Per questo motivo è importante studiarli e conoscerli. Quando un vulcano “si sveglia” può essere molto pericoloso, ma l’attività degli scienziati, sia sul campo sia in laboratorio, è essenziale per la mitigazione del rischio vulcanico.
In Italia, pur se in un territorio relativamente piccolo, possiamo osservare una grande varietà di vulcani, da nord a sud. Molti di questi sono considerati ancora attivi: i Colli Albani, ad esempio, la cui attività iniziò 600.000 e perdurò in epoca preistorica; i Campi Flegrei, considerati il vulcano più pericoloso al mondo; il Vesuvio capace di violente eruzioni come quella che distrusse Pompei ed Ercolano nel 79 d.C.. Ed ancora, scendendo verso sud, lo Stromboli, il faro del Mediterraneo e l’Etna che periodicamente ci regala spettacolari eruzioni con meravigliose fontane di lava.
Con materiali semplici cercheremo di simulare diverse tipologie di eruzioni vulcaniche, da quelle più tranquille (colate laviche) a quelle più esplosive (nubi e colate piroclastiche). Gli esperimenti consentiranno di descrivere le principali cause d’innesco dell’attività dei vulcani, partendo dalla loro distribuzione sul pianeta Terra e come ciò contribuisca alla differenza dello scenario eruttivo. Vedremo inoltre come le dinamiche di condotto, le caratteristiche fisiche e chimiche del magma influenzino la velocità di movimento e di messa in posto delle colate laviche e piroclastiche.
Come i terremoti, l’attività dei vulcani ha dei lati imprevedibili. Per questo motivo, di basilare importanza è il concetto di “rischio” associato ai vulcani. Le attività proposte, oltre ad essere scenografiche, hanno un’importante valenza didattica sia per i grandi che per i più piccoli.
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Francesca Cifelli, Francesco Basile, Giorgia Carlucci, Veronica Fioramonti, Francesca Funiciello, Giorgia Galli, Riccardo Reitano e Alessandro Todrani - Dipartimento di Scienze
I terremoti rappresentato una delle manifestazioni più vigorose di questa sua irrequietezza perché in un tempo molto piccolo possono liberarsi energie molto grandi che, in molti casi, modificano profondamente il territorio.
Imparare a conoscere i terremoti aiuta ad averne meno paura, a capire che è vero che i terremoti sono fenomeni naturali imprevedibili e inevitabili, ma che una radicata consapevolezza del rischio sismico aiuta a gestire meglio il territorio nel quale si vive e a ridurre in modo significativo i danni alle costruzioni e alle persone, nel caso arrivi un terremoto.
Attraverso l’utilizzo di piccoli modelli meccanici capiremo insieme perché si verificano i terremoti, dove si verificano, come si registrano e soprattutto perché i terremoti non sono prevedibili!
Vedremo, inoltre, che la distribuzione geografica dei terremoti, così come quella dei vulcani, non è casuale, ma segue i margini delle placche litosferiche. Il puzzle delle placche litosferiche aiuterà grandi e piccoli a visualizzare questa distribuzione e a capire perché l’Italia è un paese a così alto rischio sismico.
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Fabrizio Petrucci, Paolo Montini, Valerio D’Amico, Luca Martinelli, Eleonora Rossi, Giulio Settanta, Cristina Martellini e Maria Teresa Camerlingo - Dipartimento di Matematica e Fisica e INFN
Mauro Iodice - INFN, Sezione Roma Tre
Lo studio dei raggi cosmici ha avuto, all’inizio del secolo scorso, un ruolo fondamentale nella nascita della fisica delle particelle. I raggi cosmici provenienti dallo spazio, prevalentemente protoni e nuclei leggeri, e i loro prodotti (muoni, fotoni, elettroni…) ci investono continuamente con un flusso di 100 particelle penetranti per metro quadro al secondo. Uno degli strumenti principali che ne ha permesso lo studio, e più in generale quello delle particelle elementari, è la camera a nebbia.
Utilizzeremo un prototipo di questo tipo di rivelatore, assemblato artigianalmente partendo da semplici materiali di utilizzo comune. Sarà possibile discutere e verificare il funzionamento dello strumento, il modo in cui le particelle vengono rivelate e le caratteristiche che ci permettono di distinguerle e identificarle. Principalmente, saremo in grado di vedere a occhio nudo le tracce effettivamente lasciate dalle particelle in tempo reale!
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